STYLE IS LIFE DANIELE TAMAGNI

9 FEBBRAIO - 1 APRILE 2024 Palazzo MORANDO Via Sant’Andrea, 6 Milano

A cura di Aïda Muluneh e Chiara Bardelli Nonino

La moda come forma di riposizionamento identitario e di appartenenza in una società re-immaginata e libera era il faro che guidava il lavoro di Daniele Tamagni, il fotografo milanese, prematuramente scomparso nel 2017 a 42 anni, vincitore di prestigiosi premi internazionali come il World Press Photo Award nel 2011, cui Palazzo Morando|Costume Moda Immagine dedica la retrospettiva 'Daniele Tamagni Style Is Life'.

Curata da Aïda Muluneh e Chiara Bardelli Nonino, promossa e organizzata dalla Daniele Tamagni Foundation in collaborazione con il Comune di Milano, la mostra presenta un'ampia selezione di reportage con cui Tamagni ha documentato gli stili e le tendenze della moda di strada e ne ha testimoniato il valore politico, talvolta sovversivo.

Innanzitutto, i sapeurs congolesi della 'Sape' (Società degli Animatori e delle Persone Eleganti), anche conosciuti come i "dandy" di Bacongo, quartiere di Brazzaville nella Repubblica del Congo, che fin dalle origini del movimento, all'inizio del Novecento, avevano reinterpretato lo stile dei colonizzatori francesi, esibendosi in performance in cui ostentazione, lusso e raffinatezza diventavano strumenti di resistenza culturale. E poi i metallari del Botswana, un progetto del 2012, nel momento in cui il movimento afrometal era al suo culmine.

Ospite di un gruppo heavy metal, creato dai nipoti di uno psicologo italiano che aveva realizzato il principale ospedale per malattie mentali del paese, Tamagni ha immortalato il "dark africano", per poi passare alle lottatrici boliviane, le cholitas, che sfidano la prospettiva tradizionale della divisione dei ruoli di genere portando avanti, anche attraverso il wrestling, forme concrete di emancipazione femminile.

In chiusura del percorso espositivo, i lavori dei primi tre vincitori del Daniele Tamagni Grant istituto dalla fondazione che, oltre a valorizzare l'eredità artistica del fotografo, si propone di testimoniare il suo legame con l'Africa, sostenendo la formazione di fotografi emergenti.    

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